SEGNI E SIMBOLI DELLA QUARESIMA

tramontoLa liturgia si avvale di segni relativamente semplici e di simboli essenziali per comunicare cose grandi! è bello parlare di segni e simboli come di un linguaggio semplice, seppure non banale, con cui la liturgia comunica e, attraverso di essi, ci mette in relazione con Dio. Ogni segno o simbolo nella liturgia ha prima di tutto una radice umana, antropologica, cioè rimanda ad un aspetto più o meno quotidiano della vita, ad un oggetto o a una realtà di uso comune, come il pane o l’acqua, o ad una dimensione della vita umana, come la parola o il silenzio.
Tra i vari segni e simboli che possiamo incontrare nel Tempo di Quaresima, ci soffermiamo su questi quattro: la cenere, l’acqua, il silenzio e il digiuno.
Le ceneri imposte sul capo nel mercoledì che dà inizio alla Quaresima richiamano da un lato il nostro pentimento (cospargersi il capo di cenere), ma soprattutto la disposizione a ricevere la misericordia di Dio, che “è disposto a perdonare tutti i nostri peccati” (Antifona durante l’Imposizione delle ceneri). Ecco allora lo stupore: dall’impalpabile grigiore di un po’ di cenere traspare la luce della misericordia di Dio, che ci guida e attende la nostra conversione per gioire con Lui nella luce della Pasqua.
La Quaresima è un cammino di conversione guidato dalla parola di Dio, ma è anche nella Tradizione della Chiesa il tempo della preparazione al Battesimo. L’acqua che nella sua semplicità ha moltissimi usi (disseta, lava, rinfresca, è elemento di vita, ecc.) si riveste di un simbolismo particolare: lava i nostri peccati e ci salva, come il popolo dell’esodo guidato da Mosè, che passa illeso attraverso l’acqua del mare, che beve l’acqua viva che sorga dalla roccia del deserto. Il simbolo dell’acqua è soprattutto pasquale: lo incontriamo potente nella lavanda dei piedi del giovedì santo e nella liturgia battesimale della veglia pasquale. Per questo motivo è bene rinviare il segno dell’aspersione battesimale al tempo pasquale, piuttosto che al tempo quaresimale. Possiamo tuttavia valorizzare il richiamo battesimale del gesto con cui, entrando in chiesa, ci segniamo con il segno di croce presso l’acqua benedetta posta all’ingresso della chiesa, come ricordo vivo del nostro battesimo e come promessa di salvezza. Là dove non c’è, potrebbe essere buona cosa ripristinare la presenza e l’uso dell’acquasantiera.
Un terzo grande simbolo da valorizzare in Quaresima è quello del silenzio. Esso è da un lato meditativo e dall’altro è segno di attesa di una gioia più grande. Ci ricorda l’Introduzione al Messale che il silenzio “è un richiamo a meditare brevemente ciò che si è ascoltato” (OGMR n. 23); allora può diventare “grembo” e “culla” della Parola, per meditarla e permetterle di compiere in noi un’autentica conversione del cuore. Qualche secondo in più di attesa prima della Liturgia della Parola può essere segno di una attesa desiderosa di ascolto; qualche secondo di silenzio dopo l’omelia può aiutarci a custodire l’ambiente in cui meditare ciò che abbiamo ascoltato. Una maggiore sobrietà generale nel modo di utilizzare il registro verbale ci può aiutare a realizzare questa attesa.
Infine, il digiuno: l’assenza di cose fa crescere l’attesa per il bello, è il segno di qualcosa che, mancando, si aspetta. Come il precetto eucaristico ci invita al digiuno fisico del corpo, così anche la celebrazione, proprio perché ci pone in una situazione di attesa, si priva del canto del Gloria e dell’Alleluia per prepararci alla pienezza della gioia pasquale.

Leonardo Vindimian

dal settimanale diocesano La Voce e il Tempo del 3 marzo 2019

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