IV DOMENICA DI PASQUA
57ª giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
Carissimi!
Se qualcuno ci regala un libro, probabilmente spera che noi lo leggiamo.
Se qualcuno ci regala una maglia, probabilmente spera che la indossiamo.
Se Qualcuno ci regala la vita, probabilmente spera che la viviamo, cioè che realizziamo davvero la nostra vocazione, in vista della pienezza, della vita eterna.
Quali sono le condizioni per poter essere interamente realizzati?
- Vivere non significa scegliere, ma rispondere.
- Vivere non è una questione di diritti e di sicurezze, ma di competenze.
- Vivere è una rete di relazioni e non un elenco di risultati.
Nessuno ha scelto di nascere, ma tutti abbiamo ricevuto la vita come dono; indi non è tanto importante decidere dove andare, quanto capire perché siamo stati chiamati alla vita. Tutto questo implica la fede: noi siamo il frutto del desiderio di Dio, non siamo semplicemente un fortuito incontro di cellule.
Credo che la mia vita sia dono di Dio? Mi domando quale sia la Sua volontà per me?
La società contemporanea ci porta a credere che per essere felici sia necessario e sufficiente «avere»: avere diritti, avere soldi, avere un bel fisico, ecc. Dal momento che non potremo mai avere tutto, è pieno il mondo di persone perennemente inquiete e insoddisfatte. Attenzione: ciò che conta è l’«essere», il saper vivere!
Quanto sono competente nel vivere? Quanto coltivo le mie capacità ed i miei interessi?
Molti, in modo esplicito o implicito, amano fare sfoggio di sé: la casa, l’auto, lo stipendio, ecc; come se tutte queste cose potessero colmare il senso della vita. La vocazione non si realizza a scapito degli altri, ma in comunione con gli altri. Scopo della vita di tutti è crescere nell’amore. Se così non fosse, rischiamo di star sprecando la nostra vita.
Quanto percepisco la mia vita come dono per gli altri? Quanto sono disponibile e attento?
Torino 3 maggio 2020 Buona domenica!
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